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  • IL PITTORE E L'HOMO FABER: PERIPLO DELLE OPERE 1994-1990
    Con questo scritto puntualizzo la mia attività artistica riguardante gli anni 1994-1990, concentrandomi specificamente sui lavori più significativi realizzati su tela, multistrato o in forma scultorea, tralasciando volutamente le opere su carta. Lo stesso periodo é stato ampiamente analizzato anche da Giuseppe Franzoso[1] e da Carlo Franza[2], nei loro rispettivi testi critici.

    Nel titolo di questo testo ho messo in relazione il pittore e l’homo faber, due modalità della mia espressione artistica, con la parola periplo che rimanda alla navigazione: metaforicamente alla mia “navigazione” artistica di quegli anni. Periplo come rotta percorsa tra una partenza ed un arrivo, ma anche come conclusione e definitivo abbandono di un ciclo di produzione ed esperienza, attorno al quale é necessario che mi soffermi ancora un po’ per analizzare i risultati conseguiti.

    Produzione ed esperienza che, governate dall’humus di un pensiero artistico di tipo “astratto razionale”, mi hanno portato, nel corso di questi cinque anni, a produrre lavori e a sviluppare idee, principalmente, attorno a due diverse e successive fasi.

    La prima legata al pittore e alla pratica più incline all’alveo della tradizione artistica, la seconda connessa all’espressività dell’homo faber[3]: l’artefice che seleziona, manipola ed inserisce nell’opera d’arte dei materiali parzialmente estranei alla sua tradizione.

    Concetti analoghi a questi li avevo già esposti nei testi, di autopresentazione, redatti in occasione di tre precedenti esposizioni: due mostre personali[4] ed una collettiva[5]. In ogni caso ritengo utile riprendere e riunire in un unico testo - nello spirito della visione d’insieme sottesa al concetto di periplo - le tracce teoriche di questo percorso artistico che si é concluso con la mia mostra personale Antologia del possibile, alla Saletta Comunale Albertina di Novara nel giugno 1994.

    Per quanto attiene la prima fase, quella specificamente pittorica, nella quale le opere le ho realizzate nella classica modalità della pittura ad olio su tela, due sono i principali aspetti che emergono: la limitata superficie delle aree colorate in rapporto alla totalità dello spazio pittorico che é dipinto di bianco e la riduzione della struttura compositiva a pochi elementi geometrici nei quali il colore si manifesta, principalmente, attraverso i colori primari (giallo, rosso, blu) stesi nella loro piena saturazione. L’attuazione di queste concise metodiche, determina l’espressione sintetica dei contenuti delle opere.

    Lo studio del colore ci informa che i primari possono generare, nelle loro varie mescolanze, tutti i colori possibili tranne il bianco e il nero assoluto. Pertanto, trasferendo questa nozione del colore sul piano della scrittura alfabetica, affermo di aver operato al fine di eliminare dal mio “scritto pittorico” tutte le parole superflue, cioè tutte le possibili mescolanze dei primari, per dare solo ad essi il compito di “scrivere le parole” essenziali e significative alla mia espressione artistica.

    Per quanto concerne la seconda fase, quella connessa all’espressività dell’homo faber, la scelta dei supporti su cui operare é caduta, per le opere bidimensionali, sul legno multistrato, mentre per quelle tridimensionali, sui materiali metallici che ho poi dipinto con smalti industriali: in qualche caso ho anche utilizzato il calcestruzzo.

    Questi lavori sono il risultato di una costruzione intellettiva e manuale, realizzata con l’ausilio di materiali ed attrezzature tecnologiche che, oltre a testimoniare la mia provenienza dalla cultura tecnica meccanica, parlano anche del nostro tempo. Inoltre l’uso del multistrato in alternativa alla tela, mi ha permesso di inciderne la materia, producendo una profondità reale da cui ho estratto ulteriori contenuti espressivi, che hanno temperato la sostanziale razionalità compositiva delle opere.

    In questi lavori, diversamente da quelli della prima fase, il materiale utilizzato é l’acrilico ed il colore dilagante nello spazio pittorico é il nero: in alcuni casi il grigio. Un nero pieno, steso a pennellate dense che amalgamano sabbia e garze, sul quale ho disposto forme geometriche dai colori primari, pomoli di resina, bulloni di acciaio inossidabile, corde, aste di legno, reti metalliche: un insieme di materiali progettati e realizzati per altre finalità, ai quali ho alterato le peculiarità d’uso.

    Complessivamente le opere realizzate nel corso delle due fasi, evidenziano analogie e differenze. Le accomuna però la stessa sintetica razionalità compositiva, che pone ordine nello spazio pittorico attraverso la presenza di pochi, ma significativi elementi. Le unisce anche, in antitesi alla essenzialità descritta, la stesura emotiva e materica dei colori, che si palesa quale segno evidente che la razionalità espressa in questi lavori é mitigata dal trasporto dell’emozione.

    Ad incrinare ulteriormente il rassicurante dato visivo razionale, concorrono anche i titoli delle opere che nascono congiuntamente ad esse e con esse vivono in stretta simbiosi. Talvolta il loro significato è riconducibile agli schemi visibili sul supporto, talaltra é relazionato ai rimandi originati dalla realtà, dal sentimento o dalla fantasia. In ogni caso i titoli, lungi dal corroborare l’apparenza delle opere, invitano al dubbio interpretativo. E’ come se volessero sviare dalla realtà visibile nell’opera per esemplificare, attraverso lo sconcerto che essi provocano, l’impossibilità di cogliere ed affermare degli assoluti di realtà.

    Dicembre 1994, Luigi Dellatorre

                                                                   
    [1] Testo di presentazione alla mostra personale di Luigi Dellatorre, redatto nel novembre 1993, per la mostra Non tutti san perchè... la Peppina fa il caffé, Palazzo Roncalli, Vigevano (PV), dicembre 1993.
    [2] Testo inserito nel catalogo Antologia del possibile, redatto nel 1994, per la mostra Antologia del possibile, Saletta Comunale Albertina, Novara, giugno 1994.
    [3] Peculiarità che, come perito industriale meccanico, possiedo e che in questa fase artistica si é evidenziata.
    [4] Bianco prevalente, Biblioteca Centrale, Corsico (MI), aprile 1993. Bianco e primari, Ex Chiesa della Misericordia, Casale Monferrato (AL), luglio 1993.
    [5] Percorsi d’artista, Castello di Sartirana, Sartirana (PV), dicembre 1993.