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    ACCANTANDO: SCALCIO
    4-4-2[1]

    Assist,
    barriera, corner, dischetto, espulsione,
    goleada, jolly, melina, stop,
    tunnel, veronica...
    gol!

    “Quelli che quando perde l'Inter o il Milan dicono che in fondo è solo una partita di calcio e poi tornano a casa e picchiano i figli, oh yes!”.[2]

    “Il calcio, oggi, è sempre più un'industria e sempre meno un gioco”.[3]

    Scriveva Sabine Dorothée Lehner nel suo testo:[4] “E’ diventata una consuetudine artistica di Luigi Dellatorre, negli ultimi anni, quella di fare riferimento ad aspetti della vita di ogni giorno per poi riflettere, a partire dalla loro facciata più evidente, su eventi socioculturali e schemi di pensiero comuni”.

    E’ proprio così: anche in questo caso ho sentito il bisogno di affondare le mani nella pasta del Mondo nell’illusione di capirlo, non certo nella presunzione di modificarlo; lui va per la sua strada e io continuo, tenacemente, per la mia, dando vita artistica alle inquietudini che mi procura.

    Ma veniamo al tema in essere. E’ a causa di Corrado, mio figlio, se ho prodotto le opere Accantando: scalcio; o meglio è in conseguenza della sua giovanile passione calcistica che, costringendomi a frequentare quell’ambiente, mi ha spinto a realizzare questo progetto.

    In seguito a ciò, forse per un senso di critica o per l’esigenza di manifestare le mie opinioni, si è fatta pressante la necessità di dare vita artistica ad un ipotetico gioco alternativo al calcio: lo scalcio. Lo scalcio è certamente una versione anomala del calcio, ma è forse il modo più sincero di praticarlo. Il mio scalcio è un gioco un po’ sgangherato e bislacco, dove i gol ci sono e non ci sono e il cui alterato appellativo rimanda al piacere che procura la sua ludica pratica, nella quale il fine ultimo è solo il divertimento.

    “Ma i gol, si vedono o non si vedono?”, urlano le ansiose tifoserie! Nel video Scalcio se ne odono le numerose e fragorose realizzazioni, ma la loro visione è totalmente negata: i gol si odono, ma non si vedono. E’ come “vedere” il calcio alla radio, con la differenza che stiamo guardando un video, un video molto carente della sua natura di sommo strumento della visione.[5]

    Il titolo del ciclo si caratterizza per la "S" privativa, che ha la funzione di stravolgere il significato canonico del vocabolo calcio.

    Il progetto Accantando: scalcio, realizzato fra luglio e settembre 2012, è composto da un video della durata di 3:46 e da 100 stampe digitali, tutte pezzi unici, da produrre nelle seguenti dimensioni: venticinque da 100 x 140 cm, cinque da 140 x 200 cm e settanta da 30 cm di diametro.

    Settembre 2012, Luigi Dellatorre

    [1] Poesia scritta con del lessico calcistico, disposto secondo il modulo di gioco 4-4-2.
    [2] Dal testo della canzone Quelli che... di Enzo Jannacci.
    [3] Zdenek Zeman, allenatore di calcio.
    [4] Testo di presentazione della mia mostra personale Meteo, all’Istituto Italiano di Cultura di Monaco (D); testo del 14-03-2000, tradotto dal tedesco da Paola Travaglino.
    [5] Considerazioni analoghe sulla natura dei miei video, le ho già esposte nei testi: Tutti i santi del calendario, giugno 2010 e Accantando goes on..., giugno 2011.