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  • CHE DIRE DELLA MIA ARTE?
    La scelta, compiuta nel 1991[1], di trasformare la mia attività artistica amatoriale in professionale, ha reso evidente l'assoluta necessità di migliorare la mia formazione per affrontare, adeguatamente, il nuovo ruolo.

    A lungo ho sofferto per la mia lacunosa preparazione artistica; l'assenza di una educazione accademica[2] ha messo in luce sia i limiti tecnici, che la carenza di un'idonea mentalità: in effetti io non ho “respirato” quell'atmosfera, non ho avuto insegnanti che mi hanno guidato e nemmeno compagni di studi con i quali confrontarmi.

    Mettermi alla pari è stata una gran fatica: un compito che non ho ancora esaurito! Per conseguire un’organica formazione ho colto tutte le opportunità che ho avuto. Ho letto e studiato molto, ho visitato musei italiani e stranieri, ho frequentato assiduamente spazi espositivi pubblici e gallerie; ho partecipato a corsi, workshop, cicli di incontri; ho sviluppato relazioni con artisti e critici, ho intessuto rapporti epistolari, ho navigato nel Web. Non mi sono mai sottratto alla fatica, all’impegno, al lavoro e al desiderio di imparare: sempre.

    In ogni circostanza ho cercato di riflettere e di capire facendomi tante domande; in genere non ho trovato le risposte, e se le ho trovate mi sono sembrate inadeguate. Forse non esistono risposte esaustive: perlomeno nell'arte, così come sul senso ultimo della vita.

    Per natura sono curioso; e in conseguenza di ciò ho prodotto vari cicli di opere nei quali ho cercato di esprimere il mio sentire. Mi auguro di averli realizzati con dignità artistica e che emerga il tratto che li caratterizza e accomuna: un'etica volta a trasformare la realtà mediante l'arte.

    Ogni ciclo mi ha avviluppato per lungo tempo e testimonia il mio strenuo impegno: lavoro tutti i giorni; sto male quando non lo faccio o non posso farlo abbastanza a lungo. Avverto la quotidiana impellenza di esprimere il mio sentire, l'esigenza di trasmettere la mia passione, l'urgenza di dire qualcosa al mondo! Sono presuntuoso, egocentrico... malato? E' possibile; ma se di questo si tratta, la mia spudoratezza l'ho ampiamente pagata con le difficoltà e i tormenti che questa scelta mi ha arrecato.

    Da tempo avverto il bisogno di uscire dal terribile pantano in cui mi trovo. Per conseguire questo scopo la mia ferrea tattica è, come sempre, il lavoro assiduo e tenace: ma ho capito che non basta! Dopo tanti anni di perseverante impegno, sento di appartenere, ancora, all'infernale “girone degli artisti dannati” quello, purtroppo, riservato alla più parte di noi, relegati alle pene e agli affanni.

    Dicembre 2006, Luigi Dellatorre

    [1] Mi sono dimesso dal lavoro di impiegato tecnico di raffineria petrolifera il 16-02-1991: avevo trentotto anni.
    [2] Nel 1985 ho sostenuto gli esami d'ammissione all'Accademia di Belle Arti di Brera, ma sono stato respinto. L'esito negativo di quella prova è visibile nel mio sito in Archivio foto di repertorio.