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  • ANTOLOGIA DEL POSSIBILE
    Dalle forme geometriche dei primi anni novanta, coltivate in pittura, Luigi Dellatorre ha spostato l’orizzonte della ricerca sul piano polimaterico di accumulazione di materiali che non dimenticano tuttavia il clima geometrico in cui si sono maturati; e dunque, non solo pittura e non solo elementi di arredo scultoreo, semmai é cresciuto il suo lavoro come poetica dell’ordine e della ricerca originale. Ha insistito sulle ricerche del movimento, sulla luce e sul colore, sulle relazioni fra la forma e lo spazio, il movimento della linea, il confronto fra forme calde e forme fredde, i volumi suggeriti e forme piane, tensioni e ritmi, caratteri dinamici, fino alle sculture che sembrano prototipi di palazzi in costruzione, come 1PTZ del 1992.

    Dellatorre ha trovato nelle leggi fisse e misteriose della geometria e della quantistica lo scheletro della realtà. Dalla costruzione alla descrizione, egli ci dà modo di vedere tecniche inventive di germinazione, sequenze aperte, postulati deduttivi. Resiste nel suo lavoro tutto il recente influsso dell’arte geometrica, particolarizzandosi per la struttura visiva che muove verso il silenzio, un silenzio che non va inteso come un vuoto simbolico, ma piuttosto come luogo d’affidamento della sintesi espressiva. Mondo aperto, ove il costruire significa inserire il proprio intervento in una cerchia più vasta di relazioni.

    Dellatorre ci propone scansioni e rapporti di forme eleganti, che s’appoggiano sempre più a una nuova energia dinanzi e dentro lo spazio attraverso un gioco ascensionale e spezzato, e con una solenne espressività. Cerchi, lettere alfabetiche, quadrati, rettangoli, su ogni elemento vi convergono aperture di spazi puntuali, forati e colorati che insistono sulla dilazione. Anche una serie di virgolette espansive come in Pomololandia del 1992, o la butterazione della scultura 2ROB sempre del 1992 ci informano di questa capacità del colore che rende espressive le forme e le conquista allo spazio, all’essere.

    La dinamica dell’immagine é sollecitata da un movimento reale, e con il tempo che investe lo spazio, detta parallelismo, tensione, vibrazione, perchè le immagini acquistano nel tempo posizioni differenti. Visione e ombra, luce e buio, un soffio leggero, un’atmosfera percettiva, come un giorno nel suo nascere, nel suo crescere, un’alba che tira fuori il peso dei corpi e delle forme. Soluzioni sensibili, forme che tra fuochi e fermenti segnalano l’istinto di un equilibrio, linguaggio magico che si informa fra le scritture tese a diventare epigrafi e sequenze sistematiche di un descrittivo mondo concettuale.

    Il punto fermo di Luigi Dellatorre é questo racconto tra forma, segno e colore, che si argomenta come antologia del possibile.

    Milano, aprile 1994, Carlo Franza

    Testo in catalogo personale Antologia del possibile, 1994.