THE UNKNOWN: UP AND UNDERGROUND SELF-PORTRAIT
Sentirsi uno sconosciuto in una città é il tema del ciclo di opere intitolate The unknown: up and undergroud self-portrait (Lo sconusciuto: autoritratto di superficie e sottosuolo).
Il senso di straniante anonimato che si avverte in una grande città - in questo caso: Milano - si percepisce nelle strade, fra la gente, agli incroci semaforici. Lo stesso capita quando si è nelle sue viscere: nelle stazioni della metropolitana davanti ai cartelloni pubblicitari, o fra la folla che attende l’arrivo dei mezzi che la trasporterà in altri luoghi.
In questi ambiti, di superficie o di sottosuolo, ci si sente sconosciuti, invisibili: agli altri indifferenti. E’ una condizione di annullamento, di sparizione. Non conta chi si é, l’abito che si indossa, il volto che si ha.
Per reagire a questa disturbante percezione, la mia paradossale strategia é stata quella di accentuare la sparizione vestendomi totalmente di nero, incappucciandomi e rimanendo immobile. Con questo atteggiamento ho realizzato delle performance le cui foto sono state inglobate nelle opere: The unknown: up and undergroud self-portrait.
Il ciclo di questi lavori, elaborato fra gennaio 1999 e maggio 2000, é costituito da sessantasette opere: ventuno polimateriche, dieci stampe digitali, trentadue fotocopie parzialmente dipinte e plastificate, tre collages e una scultura ruotante alla quale è abbinato un sonoro con le registrazioni dei rumori del traffico urbano, della metropolitana ed il “Giro giro tondo…” cantato da un coro di bambini.
Maggio 2000, Luigi Dellatorre