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  • LUIGI DELLATORRE - TI DONO UN'OPERA
    L’indagine sulla natura del rapporto che lega l’artista alla sua opera ed entrambi alla società, e sul tipo di relazioni che si instaurano tra artista e fruitore è un tema sicuramente intrigante.

    In che modo un dipinto, una scultura o più in generale un’opera che prende vita come espressione della fantasia e dell’immaginazione dell’artista, può “entrare” in una società dominata e ossessionata dal guadagno?

    Sull’argomento la letteratura è vasta: filosofi e sociologi si sono interessati per lungo tempo alle dinamiche che si generano all’interno delle società dove, accanto all’economia di mercato, vige una forma di scambio - invero poco praticata - che non risponde a interessi quantificabili: quella del dono.

    Un dipinto, una poesia o un qualsiasi prodotto della creazione artistica potrebbe quindi partecipare a due economie: l’economia di mercato e l’economia del dono.

    Ma qual è allora la sottile linea che distingue una merce legata alla commercializzazione dalla trasmissione di un dono? Il dono è qualcosa che ci viene elargito e che non possiamo ottenere con il denaro; risponde a ben altra tipologia di valore ed è strettamente legato alla capacità di creare e riprodurre relazioni sociali. In questo senso quindi, non è tanto il bene in sé a risultare importante, quanto i legami che si creano attraverso e intorno ad esso. Ogni donazione, ogni gesto di liberalità è infatti un gesto di apertura e di fiducia sociale nei confronti dell’altro.

    A ben vedere poi, quando un artista dà forma a un’opera d’arte, una parte di questa creazione è essa stessa un dono. Gli elementi che gravitano intorno all’attività artistica come il talento, l’intuizione e l’ispirazione sono comunemente definiti “doni”, dal momento che è possibile svilupparli e coltivarli attraverso la volontà, ma compaiono inizialmente nell’animo dell’artista senza alcuno sforzo, attraverso un elemento di gratuità.

    La natura di dono che l’opera d’arte esprime non si manifesta però solo nell’animo di chi la crea. Quando la tela esce dallo studio del pittore e diventa oggetto di fruizione, rivolgendosi al nostro animo, può risvegliare anche i nostri “doni”: la creazione artistica che ci tocca, che ci commuove, vivifica l’anima, delizia i sensi o ci dà il coraggio di continuare a vivere viene ricevuta come si riceve un dono.

    Ecco a mio avviso il senso di questa “Ti dono un’opera”, la “non mostra” o, più correttamente, la “performance in progress” che Luigi Dellatorre propone presso la Sala 10 della Pinacoteca Civica di Vigevano.

    “Performance” perché l’atto della donazione in questo caso è anch’esso gesto artistico (per gli amanti degli scioglilingua potremmo definirlo il dono di donare un dono); “in progress” poiché da alcuni anni Luigi è avvezzo proporre questo tipo di iniziative liberali a favore di enti o istituzioni pubbliche e comuni cittadini, appassionati d’arte e non.

    Positiva, tranne le consuete ed a volte esilaranti pastoie burocratiche, la risposta dei primi; tiepida, se non interlocutoria, quella dei secondi che spesso si sono avvicinati alla gratuità con una marcata dose di timore e sospetto. Segno dei tempi o dei nefasti condizionamenti del “mercato”: lascio a voi decidere.

    Quello che cambia in questa occasione è il luogo dove l’evento si svolge: riuscirà il contesto istituzionale ad abbattere i pervicaci muri della diffidenza? Il rilassato dialogo con l’artista consentirà al visitatore-fruitore di apprezzare sino in fondo le premesse e gli esiti di questa originale operazione culturale ed etica?

    Io ne sono convinto a tal punto che il mio dono l’ho già prenotato anzi, per amor di verità, gli ho già trovato uno spazio, privilegiato, sulle pareti del salotto.

    Marzo 2023, Edoardo Maffeo